Marco, Marilena e l’Amaro Rosati

Alchimla perfetta e antichi saperi. La filantropia poi ne ha guidato, naturalmente la buona ventura.

29 Marzo 2019 | di Alessia Consorti | Corriere Extra

Da quel lontano 1877 e dal quel continuo girovagare per selezionare nuove piante officinali e nuovi prodotti chimici a cui Il Dott. Umberto Rosati a suo tempo non ha mai posto né limiti né tregua, dopo
da Roma è arrivata per la Premiata Farmacia Rosati la massima onoreficenza «ad unanimità dl voti», una Medaglia d’oro.
Poi a distanza di anni (tanti anni) per Marco e Marilena, nuova generazione, è bastato collegare tutti i punti della memoria. Roccogliere il peso del ricordi e fare un balzo nel futuro. Quel futuro porta il nome di Amaro Rosati: perché le cose migliori, si sa, non vengono per caso e il più delle volte tornano dal passato. Cannella Regina, Anice Verde di Castignano (Presidio Slow Food), Boldo. Camomilla. Menta Piperita. Assenzio Romano, Rabarbaro, Genziana e Alloro vengono distillati a bagnomaria a lenta evaporazione e un infuslone a freddo ne rilascia il caldo e naturale colore ambrato. In un calice a tulipano o ballon può essere servito come aperitivo nella versione on the rocks con fetta di arancia o miscelato con una bollicina e ginger beer.
Con il cioccolato fondente se ne pretende la
purezza. Ma il gusto, in tutti i casi. non inganna: setoso, morbido e avvolgente, con finale secco e amaricante. Alle bottiglie all’inizio del secolo scorso, Augusto Mussini ne ha regalato l’etichetta.

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